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IL FENOMENO DELLA PROIEZIONE ASTRALE, OBE, o "esperienza fuori dal corpo"

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view post Posted on 23/11/2003, 06:41
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IL FENOMENO DELLA PROIEZIONE ASTRALE


L’esperienza fuori del corpo (EFDC) è un termine specifico per indicare un’esperienza di proiezione astrale. La proiezione astrale si basa sul presupposto che una persona ha due corpi — uno astrale, o etereo, e uno fisico, è possibile vivere ed essere attivi consciamente al di fuori del corpo fisico.

Secondo una definizione, l’EFDC è un evento in cui una persona percepisce una parte di un ambiente che non potrebbe certo essere percepita dal posto in cui si trova il corpo fisico della persona in questione. In tale evento chi sperimenta l’EFDC sa di non stare sognando o fantasticando. Charles T. Tart, professore di psicologia all’università di California, dice che l’EFDC è un fenomeno universale, in quanto è stato sperimentato da persone di ogni genere. Di solito si tratta di un’esperienza unica nella vita, che ha un profondo effetto su chi la prova. E in genere si tratta anche di un’esperienza piacevole.

La credenza nell’EFDC e nella proiezione astrale è estremamente antica. Le esperienze del « secondo corpo » erano accettate nelle culture dell’Egitto, dell’India e della Cina ed erano note anche ai santi e ai mistici cristiani. La dottrina di un corpo astrale era fondamentale per la Cabala, che affermava che gli esseri umani possiedono un corpo spirituale più o meno della stessa forma e delle stesse dimensioni del corpo terreno. Questo corpo spirituale può staccarsi dal corpo terreno e muoversi verso l’alto. I teosofi sostengono che, oltre al corpo fisico, vi sono corpi astrali, mentali, casuali, spirituali e intellettuali.

Uno dei primi e più famosi casi di bilocazione — essere in spirito in un posto e col corpo fisico in un altro — è quello di Alfonso de’ Liguori. Un giorno del 1774, mentre si trovava nel suo monastero di Arienzo, a quattro giorni di viaggio da Roma, egli cadde in un sonno profondo che durò due ore. Quando si svegliò, dichiarò di essere appena ritornato dal capezzale del papa a Roma e che il papa era appena morto. Quando la notizia della morte del papa arrivò ad Arierìzo, tutta la faccenda fu attribuita a una coincidenza, fino a]l’arrivo della sorprendente notizia che le persone che assistevano il pontefice morente avevano visto e parlato con Liguori, il quale aveva guidato le preghiere per il papa.

Fra le storie più famose di EFDC dell’Ottocento c’è quella del commediografo August Strindberg, che, mentre era a letto malato a Parigi, si « proiettò » nella sua casa in Scandinavia. Nel nostro secolo rinomate esperienze di EFDC capitarono a Oliver Fox, un inglese che operava nel campo della ricerca paranormale, e a Sylvan Muldoon, autore di libri ormai classici sull’EFDC. Un Geller ha dato notizia di esperienze EFDC, così come il defunto yogi indiano Swami Pranabananda, detto « il santo con due corpi ».

Sylvan Muldoon ebbe la sua prima EFDC all’età di dodici anni, quando vide il proprio corpo steso su un letto mentre egli guardava dall’alto. Dopo questa prima esperienza, ne ebbe molte altre analoghe. In un libro scritto con Hereward Carrington (The Phenomenon o! Astral Pro jection), Muldoon elenca decine di EFDC riferite da altri e la classifica in base alle circostanze in cui ebbe luo. go l’avvenimento. Le sue classificazioni comprendono le proiezioni astrali indotte dalle droghe e dagli anestetici; quelle di persone sottoposte a un intervento chirurgico, che spesso erano in grado di riferire dei particolari dell’operazione mentre presumibilmente erano sotto anestesia, e quelle associate a una malattia, a qualche incidente a all’imminenza della morte. In quasi tutti i casi, il passaggio al mondo spirituale è sembrato facile e piacevole, e in quel mondo i vari soggetti hanno provato un senso di beatitudine. Secondo Muldoon e Carrington, nelle EFDC spic. cano alcune analogie: la sensazione di fluttuare o di librarsi in volo al di sopra del corpo fisico; la presenza di una « corda astrale » che unisce i due corpi; un intorpidimento fisico o l’incapacità di muoversi, e un senso di depressione un istante prima dell’EFDC.

Sulla scorta delle sue esperienze personali, Muldoon dichiarò che durante la proiezione astrale il soggetto rimane su questo pianeta. Non va in un « regno più alto »: le

sue esperienze cioè sono collegate alla sua vita sulla terra. In genere egli è solo, non con altri spiriti, anche se di quando in quando conversa coi defunti. Muldoon in genere vide dei luoghi che gli erano ben noti, ma ogni tanto veniva « trasportato » in ambienti e in terre lontani.

Secondo Monroe, nell’EFDC pensiero e azione sembrano fondersi, e non c’è nessuna traduzione meccanica del pensiero in azione. Il soggetto sperimenta dei mutamenti nella percezione; non dipende più dai propri sensi per le informazioni. Per esempio, egli può « vedere » in tutte le direzioni nello stesso momento. Durante la propria EFDC Monroe era perfettamente consapevole della propria eccitazione sessuale, che però assumeva una forma molto più completa del normale sesso fisico. Da questa esperienza e-gli trasse la conclusione che fra gli esseri umani c’è una attrazione intrinsecamente ed estremamente forte che, nella nostra incarnazione fisica, prende la forma del sesso. Nell’EFDC il « sesso » diventa il desiderio di compenetrarsi totalmente con l’altro e di « equalizzare la carica » come se i due esseri fossero dei magneti o dei poli elettrici di carica opposta.

Nonostante le molte storie di EFDC, non esiste una sola prova scientifica preliminare che 1’EFDC esista effettivamente. Una delle obiezioni di fondo è che tali esperienze non si possono differenziare chiaramente dal sogno. Muldoon sostiene che, pur essendoci molte analogie fra le EFDC e i sogni, il soggetto di un’EFDC conserva « la piena coscienza dello stato di veglia ». Monroe elenca cinque caratteristiche dell’EFDC che a suo dire differenziano questo fenomeno dai sogni: continuità della consapevolezza conscia; capacità intellettuale ed emotiva di prendere delle decisioni; presenza di percezione plurivalente attraverso input sensoriali »; non ricorrenza dei modelli e sviluppo degli avvenimenti in successione cronologica, cosa che comporta il passare di un vero periodo di tempo. t da notare che i popoli primitivi considerano i sogni analoghi alle EFDC, in quanto credono che una persona che dorme vada svegliata con cautela per dare tempo allo spirito di ritornare nel corpo. Charles Tart, professore di psicologia dell’università della California, controllò le funzioni fisiologiche di Monroe mentre questi era presumibilmente in uno stato di EFDC e gli chiese di leggere una serie di numeri nascosti. Sebbene i risultati fossero inconcludenti, per Tart essi indicavano che dal punto di vista fisiologico lo stato di EFDC è analogo a quello del sogno.

Muldoon ammette che è difficile ottenere prove scientifiche rigorose perché in genere il fenomeno non può essere ripetuto a volontà. Egli riconosce che fino a questo momento gli studi sono confusi e inconcludenti, tua sostiene che l’esistenza della proiezione astrale è stata dimostrata in vari modi. E in proposito cita testimonianze provenienti dai tempi più antichi e da ogni parte del mondo, dai popoli civili a quelli primitivi, e parla di casi in cui il corpo astrale sembrava avere una « propria mente ed essere in grado di dare informazioni che il soggetto non avrebbe potuto avere in quel momento ». Come prova egli cita anche degli esempi in cui si produssero degli effetti materiali. In realtà, Muldoon è convinto che, se venisse confermata, la teoria dell’EFDC confermerebbe numerosi fenomeni finora ritenuti sconcertanti, come le apparizioni, le case infestate dai fantasmi, i poltergeist, certi esempi di chiaroveggenza e il déjà vu.
 
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view post Posted on 23/11/2003, 06:45
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A questo insolito fenomeno sono state date varie definizioni: sdoppiamento, esperienza extrasomatica, proiezione astrale. In questi ultimi anni ci si è concordemente orientati sul termine « esperienza fuori dal corpo, abbreviata nella sigla OBE dall’inglese «Out of Body Experience ».Il fenomeno dell’uscita dal corpo è riportato spesso anche nell’agiografia cattolica (si parla allora di « bilocazione »: ne abbiamo parlato nel capitolo precedente); presso i popoli primitivi e i mistici indiani e tibetani pare che sia stato e sia relativamente frequente. L’esperienza della separazione dal corpo capita però, oltre che ai mistici e ai santi, anche a persone normalissime, prive di particolari doti spirituali, ed è stata riferita più o meno negli stessi termini da individui diversissimi fra di loro, in tempi e ambienti molto dissimili: e questa uniformità di descrizione conferisce valore alle testimonianze e le rende maggiormente attendibili..

Ecco dunque un caso tipico:

Era estate, una giornata afosa, ero disteso su un divano e leggevo. A un tratto sentii che mi assopivo, ma in me c’era una strana lucidità mentale e rilassatezza. Mi invase pian piano un torpore e tutto il corpo mi si irrigidì, tanto che il capo era reclinato sulla spalla destra e non riuscivo a girano. D’un tratto mi sentii sollevare dolcemente sopra il mio corpo disteso e rigido. Mi trovai accanto alla finestra, fluttuavo nell’aria, ero in posizione verticale e mi sembrava di muovermi al rallentatore. Un senso di pace e di gioia riempiva il mio animo, vedevo tutto più chiaro e luminoso, ma la stanza intorno a me non era mutata affatto. D’improvviso sentii, o meglio percepii, un « qualcosa », una presenza vicino, come se qualcuno mi stesse chiamando, ma non udivo la voce: era qualcosa di penetrante che « vibrava » dentro di me, dentro quel « nuovo corpo leggero ». Fu un istante, e notai vicino a me una persona, anch’essa fluttuante nell’aria, che mi tendeva le braccia sorridendomi. Rimasi sbigottito riconoscendo in lei una donna, deceduta circa un anno prima e a me molto cara. Poi la visione svanì, e io rimasi ancora un attimo interminabile immerso in una grande quiete; provavo sensazioni bellissime, mai provate e difficilmente descrivibili ora; sentivo che la mia mente era libera di spaziare ovunque; quel nuovo stato mi eccitava, mi spronava ad andare avanti, anche se non sapevo dove... Mentre facevo queste considerazioni mi sentii risucchiato violentemente da una spirale che ruotava vertiginosamente, almeno così mi sembrò, e mi ritrovai di colpo nel mio corpo: mi sentivo rigido, pesante, ero intontito. Poi pian piano cominciai a muovere le braccia e la testa, che era ancora reclinata sulla spalla, facendo un grande sforzo...

In questa esperienza ritroviamo molti elementi caratteristici dell’uscita dal corpo improvvisa e inattesa; lo stato di irrigidimento che precede l’uscita; il fluttuare nell’aria, avendo la visione del proprio corpo disteso e come addormentato; il senso di gioia, di serenità, di libertà che l’esperienza extrasomatica conferisce; il comunicare senza bisogno di parole; l’incontro con l’entità. Infine il rientro improvviso, e in questo caso non voluto, nel corpo, dal quale il soggetto si sente addirittura risucchiato.


Questo soggetto visse la sua prima OBE in maniera serena, senza traumi; altre volte invece l’uscita dal corpo spaventa chi la vive. Ecco per esempio il caso di una ragazza ventenne:

Erano circa le 7:30 del mattino, ero a letto ancora intorpidita dal sonno e pensavo a quanto mi aspettava nella giornata: alle nove dovevo essere in ufficio, ma prima dovevo fare altre cose, dovevo quindi alzarmi al più presto. Ed ecco che mi accorsi di una cosa che fino a quel momento mi era sembrata normale e che invece non lo era:mi trovavo si nella mia camera, ma galleggiavo all’altezza del soffitto presso l’armadio, di fronte al letto. Notai che sopra l’armadio c’era molta polvere e pensai che dovevo pulirlo. Da quella posizione vedevo me stessa sul letto, coricata bocconi, con le lenzuola addosso, il braccio sinistro fuori dalle coperte, sotto la testa. Dalla camera attigua, ossia la cucina, sentivo i vari rumori prodotti da mia madre che preparava la colazione. La radio accesa trasmetteva le notizie del mattino. La finestra della mia camera era chiusa, ma nonostante l’oscurità io vedevo tutto come se ci fosse stata la luce del giorno. A questo punto, benché ancora perfettamente tranquilla, decisi di rientrare in me stessa, e mi ci ritrovai istantaneamente. Ma per quanti tentativi facessi, non riuscivo ad alzarmi: il corpo non rispondeva alle mie sollecitazioni. Cominciai a temere di esser morta e, in preda alla paura, decisi di provare a chiamare mia madre: questa decisione mi riportò fuori dal corpo, e il solo desiderio di vedere mia madre mi fece trovare in cucina, come se la parete divisoria non esistesse. Mia madre rimestava il caffè, mio fratello mangiava e ascoltava la radio. Chiamai mia madre più forte che potei, ma lei non si accorse di me, le tirai la manica per farla accorgere della mia presenza, ma invano. Lo stesso feci con mio fratello, ma col medesimo risultato. Allora tornai presso il mio corpo, ben decisa e con rabbia disperata: non volevo esser morta! Concentrandomi sulle singole parti del corpo, cominciando dalle dita, riuscii finalmente a muovermi...

In seguito questa ragazza raccontò ogni cosa, anche arrabbiandosi molto, alla madre e al fratello; non volevano crederle, ma dovettero ricredersi quando lei fu in grado di riferir loro nei dettagli quanto avevano fatto e le notizie che la radio aveva trasmesso.levano crederle, ma dovettero ricredersi quando lei fu in grado di riferir loro nei dettagli quanto avevano fatto e le notizie che la radio aveva trasmesso.


In altri casi l’esperienza può verificarsi durante la pratica dello yoga o la meditazione, come per esempio è avvenuto a una giovane signora di Milano:

Vidi una luce blu-viola, mi ci sono « tuffata », e questo velo colorato si è aperto. Simultaneamente ho sentito che una forza mi aspirava e mi sono ritrovata in un tunnel. Mi sembrava di muovermi con estrema velocità, le pareti giravano rapidamente, in fondo c’era una luce bianca, dolce, calda. Sentivo che mi univo a una forza terribile fatta d’amore, e avrei potuto andare oltre nella luce, ma il maestro ci ha richiamati, dicendo che dovevamo prepararci a muovere il nostro corpo, che la meditazione era terminata. Non avevo voglia di rientrare, ma sentivo che rientravo, mio malgrado.

Questa esperienza è stata definita dalla protagonista come « una straordinaria esperienza di felicità. La luce, che si ritrova anche in altri casi, è vissuta come « amore »: « Amore — dice la protagonista — con tutto quello che comporta di dono di se stessi, tenerezza, unione totale .

Altri ancora vivono l’OBE in seguito a eventi traumatici: incidente stradale, operazione o altro. Ecco il caso di un signore di una quarantina d’anni che visse la sua OBE a causa di un’apnea troppo prolungata:

Mi ero recato con la famiglia a San Fruttuoso, ove poco allargo della punta, a una decina di metri di profondità, c’è una statua, quella del cosiddetto Cristo del mare. Era la prima nuotata della stagione e mi riproponevo di andare a vedere la statua. Lì giunto, mi immersi e nuotai abbastanza a lungo. A un certo punto mi sentii pervadere da uno stato di immensa serenità e gioia, certo non insolito a chi fa prolungate immersioni in apnea. Persistetti incautamente in quello stato, così che avvenne che mi vidi nettamente accasciato in fondo al mare, presso il basamento della statua, con il petto e il viso contro la ghiaia. Mi sembrava di occupare ora uno spazio grandissimo, ora piccolissimo; vedevo la luce del sole riflessa sul mare e il mio stato era di un benessere tale da non essere descrivibile, o almeno è superiore a tutte le gioie che comunemente si provano, come diventare padre oppure liberarsi da un’oppressione. Solo il desiderio di rivedere la famiglia mi decise a far muovere il corpo dalla posizione immersa in cui si trovava. Risalii come un turacciolo, con grave rischio, tant’è che persi sangue dalle orecchie; poi chiesi aiuto a una barca che stava arrivando...

Riporto i commenti di questo signore, che visse anche un’altra OBE in seguito a un avvelenamento da medicinali scaduti. Con riferimento a entrambe le esperienze, egli dice:

Il mio corpo non mi sembrava molto attraente, come uno che si guarda per troppo tempo nello specchio. Mi rincresceva di dover tornare indietro e ho fatto entrambe le volte con evidente sforzo di volontà. Mi pareva che tutto fosse infinitamente « senza importanza », come se il destino di tutti in quella condizione fosse molto più felice della vita nel corpo. Vedere il corpo fisico è come vedere un abito al quale si è affezionati.

In questa esperienza il corpo viene considerato con distacco, e lo stesso avviene in quasi tutti i casi di cui sono a conoscenza. C’è chi ha definito il corpo un « contenitore », chi un «abito vecchio », chi addirittura ha faticato a riconoscerlo. Riporto per esempio i commenti particolarmente espressivi di una ragazza di ventisei anni, che ebbe una OBE in seguito a una gravissima emorragia:

Sono una giovane donna di ventisei anni, che ama la vita e ha cura del suo corpo, anzi lo cura, mantiene la linea snella, lo lava, lo trucca, lo profuma, lo veste bene e così via: non riesco ancora adesso a capire l’indifferenza che avevo in quel momento verso il mio corpo, che mi appariva insignificante, non mio, pur riconoscendolo...

L’OBE significa, per chi la vive in situazione di stress, la totale sospensione dei dolori e delle sofferenze; in altre parole, anche se il corpo è ammalato e sofferente, «fuori » ci si sente perfettamente bene. Ecco un esempio:

Due anni fa mi trovavo in vacanza alle Eolie, con mio figlio quattordicenne. Una sera, dopo cena, mi sedetti in terrazza. Più tardi a letto cominciai a sentirmi male e a vomitare per ore: con angoscia aspettavo che sorgesse il sole per chiamare qualcuno degli isolani vicini di casa e far venire un medico. Seppi poi che si trattava di congestione. In quelle notti avevo fatto dormire mio figlio nella mia stanza perché era leggermente indisposto. Non so come, mi ritrovai, senza più dolori né nausea, stesa al di sopra del mio corpo, a circa un metro di altezza, ma ero di una sostanza simile a una nuvola densa. Non ricordo cosa pensassi, tentai prima allegramente poi ansiosamente di scuotere mio figlio per svegliano, ma la mia mano gli trapassava il corpo come se fosse stato fumo. Lo chiamai ad alta voce, almeno così mi sembrò, ma lui non si mosse.Ebbi paura e con tutte le mie forze volli tornare giù. Mi «risvegliai » nel corpo e ricominciai a sentirmi male. Guardai mio figlio che dormiva, era nella stessa posizione in cui l’avevo visto dall’alto...

In questo caso, oltre alla sospensione dei dolori, troviamo un altro elemento importante: l’impossibilità di farsi notare.

 
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