| L'INVISIBILITA' NON E' MAI STATA COSI' VICINA 4 Storia di un sogno che si sta (quasi) realizzando grazie alla tecnologia
MILANO - Nell'epoca dell'apparire a tutti i costi c'è qualcuno che lavora per rendere l'uomo invisibile. Già qualche millennio prima di Tolkien e dei mantelli magici di Harry Potter, il brivido della sparizione aveva solleticato il filosofo greco Platone, che nella «Repubblica» (II, 358e-360d) raccontava di un crudele «Signore degli Anelli» capace di dissolversi grazie a una «vera» magica.
GIAPPONE - Dal sogno alla realtà. Susumu Tachi, professore d'ingegneria dell'Università di Tokyo, ha realizzato qualche mese fa un esperimento di mimetizzazione ottica (optical camouflage) con l'aiuto di un giovane ricercatore, Kazutoshi Obana. I video, dati per falsi da qualcuno, dimostrano invece che si può diventare invisibili, o quasi, grazie a uno speciale k-way. Dov'è il trucco? Si tratta di un indumento dalla superficie riflettente su cui viene proiettata, in tempo reale, l'immagine stereoscopica- catturata con una o più telecamere - di ciò che sta dietro la persona, rendendola così virtualmente trasparente. L'argomento ha solleticato la fantasia di molti, tanto che il numero di Agosto di Wired, ci ha pure dedicato una copertina.
PROGETTI - Due studiosi americani - Philip Moynihan e Maurice Langevin- hanno messo a punto per il Jet Propulsion Laboratory della Nasa un'altra tecnica in grado di rendere l'uomo invisibile: si chiama mimetizzazione adattiva (adaptive camouflage) ed è pensata (anche) per usi militari. I soldati del futuro svaniranno dai campi di battaglia grazie a speciali mantelli, forse delle vere e proprie tute da combattimento ricoperte di minuscoli schermi a cristalli liquidi, o al plasma, dotati di sensori Aps (Active-pixel sensor): in pratica delle microcamere collegate tra loro da una rete di fibra ottica che filmano l'ambiente circostante per riprodurlo in tempo reale sui display. Il principio del camaleonte.
TUTE DI PIXEL - Tutto questo richiede un refresh continuo delle immagini. Le microcamere riprendono ciò che sta dietro e lo riproducono davanti. Perchè l'illusione sia di buon livello, soprattutto in termini di prospettiva, sono necessarie almeno 6 paia di microcamere stereoscopiche che alimentano mini-schermi Lcd da 180x180 pixel (un hyperpixel) che hanno la forma di una mezza sfera per aumentare l'angolo della visione (come il fish-eye fotografico). Per un totale di 289 hyperpixel per centimetro quadro (moltiplicate il tutto per l'intera area del corpo). Ma per gestire un sistema del genere ci vorrebbe un computer dotato di una CPU da 10 miliardi di Ghz e una richiesta di energia di circa 10 kilowatt - come dieci ferri da stiro - circa mille volte in più di una CPU di oggi (valore medio 100 watt). Altro che ventole anti-surriscaldamento...
LA FANTASCIENZA E' QUI - Chissà come sarà l'uomo invisibile del futuro. Magari non troppo diverso da quello immaginato da H. G. Wells nel racconto del 1897. O forse più simile alle versioni cinematografiche che sono seguite con James Whale (1933), John Carpenter (1992) e Paul Verhoeven (2000). Una cosa è certa: il sogno di sparire, del vedere senza essere visti, passa per il simulacro digitale - l'eidolon platonico - che copre la realtà con la veracità della mimesi.
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