PARANORMAL GROUP - Approfondimenti sul mondo dell'ignoto

Il segreto non svelato di Fatima

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view post Posted on 15/8/2003, 04:00
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Riporto qui un interessante articolo postato tempo fa da Cris sull'altro forum.


FATIMA

Secondo tre pastorelli portoghesi (Lucia, Francesco e Giacinta) la Madonna sarebbe apparsa loro in località Cova da Iria, nella diocesi di Fatima, in sei distinte occasioni dal 13 maggio al 13 ottobre del 1917. Durante queste apparizioni la Madonna avrebbe invitato tutti gli uomini alla preghiera e alla conversione, promettendo grazia e perdono; avrebbe anche chiesto di edificare una cappella sul luogo dell'apparizione e di notificare al mondo intero (nel tempo che avrebbe poi indicato in una successiva apparizione) alcuni segreti riguardanti argomenti teologici e vicende future. Nel corso dell'ultima apparizione del 13 ottobre 1917, una gran folla assistette a quello che fu subito definito il "miracolo del sole".
Le apparizioni di Fatima furono apertamente osteggiate dalle autorità civili portoghesi, fortemente preoccupate (si era in periodo di guerra e le vicende politiche avevano portato al potere un esecutivo fortemente anticlericale) che esse potessero attizzare manifestazioni antigovernative; a questo atteggiamento contribuì non poco l'affermazione dei tre pastorelli di nascondere segreti importanti rivelati dalla Vergine.
La stessa chiesa locale restò alquanto perplessa sui fatti e mantenne un atteggiamento assai cauto, almeno fino al 1930, anno in cui, ottenuto l'assenso del Vaticano, fu proclamato il carattere soprannaturale delle apparizioni e ne fu autorizzato il culto.
I più piccoli fra i tre veggenti, i fratelli Francesco e Giacinta, morirono rispettivamente nel 1919 e 1920. Lucia, che avrebbe poi abbracciato la vita claustrale, è tuttora vivente. Per venire incontro alla esigenze apologetiche dei suoi superiori, e fornire materiale utile alla pubblicazioni di un libro sulla vita di Giacinta, negli anni 1935 e 1937 la veggente scrisse due memorie, che non contengono alcun accenno ai messaggi (tenuti segreti) della Vergine. Nel 1941 redasse altre due memorie che, oltre a contenere molti ricordi personali e sui cuginetti, rendono nota una parte delle rivelazioni che sarebbero state fatte dalla Madonna durante l'apparizione del 13 luglio 1917, fino a quel tempo mai divulgate. Queste rivelazioni sono generalmente conosciute come prima e seconda parte del segreto di Fatima. Negli stessi documenti, Lucia dichiarava che esisteva una terza parte del segreto, che al momento non poteva essere trasmessa.
Nel 1944 Lucia mise finalmente per iscritto questa terza parte del segreto, che, dopo una lunga attesa, è stata divulgata solo il 26 giugno 2000. A partire dal suo ingresso in monastero, Lucia ha avuto solo occasionali contatti con il mondo esterno, praticamente solo con alcuni familiari e con religiosi; dopo la stesura delle Memorie, per quasi cinquant'anni la sua missione sembra essere stata null'altro che quella di custodire un segreto che una volta rivelato si è comunque dimostrato poco rilevante.
Oltre alla comunicazione dei segreti, nel corso dell'apparizione del 13 luglio 1917, la Vergine avrebbe annunziato ai pastorelli di volere chiedere in futuro la consacrazione della Russia al suo Cuore Immacolato, richiesta perfezionata durante una successiva apparizione a Lucia il 13 giugno 1929.
Papa Pio XII aderì in qualche modo alla richiesta della "Consacrazione del Mondo al Cuore Immacolato di Maria", e in particolare consacrò assai velatamente la Russia nel corso del messaggio radiofonico del 31 ottobre 1942 e poi con l'Enciclica "Sacro vergente Anno" del luglio 1952; ma tale atto non avvenne nei modi indicati da Lucia, che aveva specificato come essa si sarebbe dovuta celebrare solennemente in unione del Papa con il clero di tutto il mondo. Una nuova consacrazione, da parte di Giovanni Paolo II, avvenuta il 25 marzo 1984, sarebbe stata invece conforme alle richieste, anche se nel mondo cattolico non c'è un'opinione concorde su questo.
I fatti di Fatima costituiscono una delle poche apparizioni mariane del XX secolo approvate dalla Chiesa ed hanno generato una devozione largamente diffusa nel mondo. Il significato dato a esse è innanzitutto quello di appello al mondo per la conversione nel sacrificio e nella preghiera, ma i messaggi della Vergine avrebbero anche un importante valore attestatario nei confronti del dogma dell'Immacolata Concezione, oltre che dell'esistenza dell'Inferno, punti questi assai dibattuti e controversi.
I messaggi di Fatima sono anche stati utilizzati ampiamente, nel corso di questo secolo, a fini politici; è stato infatti notevole il supporto reciproco fra il culto di Fatima e i regimi dittatoriali di Franco in Spagna e di Salazar in Portogallo ed è stata massiccia, in tutti i paesi cattolici, la propaganda anticomunista suffragata dal carattere fortemente politico del secondo segreto.
Nonostante il riconoscimento ufficiale del Vaticano e il grande consenso mondiale, la vicenda di Fatima e il suo messaggio si presentano storicamente e dottrinalmente assai deboli. Dal punto di vista storico non ne è mai stata dimostrata inequivocabilmente la veridicità e tutto quanto appare a parte dei Cattolici come inquietante profezia, in realtà cade chiaramente nella post-monizione. Dal punto di vista dottrinale, è abbastanza evidente come esso costituisca una personale ricostruzione del messaggio pastorale appreso da una pastorella incolta, incapace di aggiungervi nulla di suo.

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E’ bene precisare che nonostante si parli comunemente di tre segreti in realtà il segreto di Fatima è unico. Si tratta di un messaggio diviso in tre parti, di cui la prima riguarda la visione dell’inferno, la seconda parte la consacrazione della Russia al Cuore Immacolato, la terza parte l'invito alla Penitenza e il sacrificio dei martiri della Chiesa.

Nel 1941 Suor Lucia - su richiesta del suo vescovo Mons. José Alves Correia da Silva - scrisse un resoconto delle apparizioni. In questo resoconto Suor Lucia spiegava che il segreto affidatogli nell’apparizione del 13 luglio 1917 constava di tre parti distinte, la terza delle quali non poteva però essere ancora svelata.

Suor Lucia affidò al Vescovo le prime due parti del segreto e queste furono rese pubbliche dal Santo Padre nel 1942, in occasione della consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria.

La terza parte venne scritta da Suor Lucia il 3 gennaio del 1944 e quindi affidata al Vescovo di Leiria che la consegnò a Papa Pio XII.

Il terzo segreto, su indicazione di Suor Lucia, avrebbe dovuto essere rivelato al mondo dopo il 1960, ma Papa Giovanni XXIII, che era in carica in quel periodo, non ritenne opportuno renderlo pubblico e lo stesso fecero anche tutti i suoi successori; fino a Giovanni Paolo II che, a sorpresa, il 13 maggio 2000 – in occasione della beatificazione di due dei veggenti di Fatima, Giacinta e Francisco Marto – dichiarò di aver incaricato la Congregazione per la Dottrina della Fede di farlo tradurre e divulgare.

Il 26 giugno 2000 la terza parte del segreto è stata presentata ufficialmente dalla Chiesa al pubblico accompagnata da un commento teologico pastorale del Prefetto della Congregazione stessa, il cardinale Joseph Ratzinger.

Ecco riportate qui di seguito le tre parti del segreto di Fatima. Le prime due parti sono tratte dalla "terza memoria" del 31 agosto 1941.

Suor Lucia descrive in questi termini la visione dell’inferno che le venne mostrata il 13 luglio 1917:

PRIMA PARTE

"La Madonna ci mostrò un grande mare di fuoco, che sembrava stare sotto terra. Immersi in quel fuoco, i demoni e le anime, come se fossero braci trasparenti e nere o bronzee, con forma umana che fluttuavano nell'incendio, portate dalle fiamme che uscivano da loro stesse insieme a nuvole di fumo, cadendo da tutte le parti simili al cadere delle scintille nei grandi incendi, senza peso né equilibrio, tra grida e gemiti di dolore e disperazione che mettevano orrore e facevano tremare dalla paura. I demoni si riconoscevano dalle forme orribili e ributtanti di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti e neri. Questa visione durò un momento. E grazie alla nostra buona Madre del Cielo, che prima ci aveva prevenuti con la promessa di portarci in Cielo (nella prima apparizione), altrimenti credo che saremmo morti di spavento e di terrore".

bambini rimangono spaventati dalla visione e come per chiedere aiuto alzano gli occhi alla Madonna la quale, rivolgendosi ad essi con bontà e tristezza, dice:

SECONDA PARTE

"Avete visto l'inferno dove cadono le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al Mio Cuore Immacolato. Se faranno quel che vi dirò, molte anime si salveranno e avranno pace. La guerra sta per finire; ma se non smetteranno di offendere Dio, durante il Pontificato di Pio XI ne comincerà un'altra ancora peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segno che Dio vi dà che sta per castigare il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre. Per impedirla, verrò a chiedere la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati. Se accetteranno le Mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, promovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte. Finalmente, il Mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre Mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un periodo di pace.
In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede, ecc. [aggiunta di suor Lucia contenuta nella quarta memoria]".


La Vergine conclude con l’avvertimento di "non dire questo a nessuno, tranne che a Francesco".

Suor Lucia credette di riconoscere il "gran segno" a cui si fa riferimento nel segreto, nella straordinaria aurora che illuminò il cielo nella notte fra il 25 e il 26 gennaio del 1938 (dalle 20.45 alle 0l.l5, con brevi intervalli).

Segue la lettera consegnata nel 1944 al Vescovo di Leiria con la quale Suor Lucia ha rivelato la terza parte del segreto

TERZA PARTE


La terza parte del segreto rivelato il 13 luglio 1917 nella Cova di Iria-Fatima.

Scrivo in atto di obbedienza a Voi mio Dio, che me lo comandate per mezzo di sua Ecc.za Rev.ma il Signor Vescovo di Leiria e della Vostra e mia Santissima Madre.

Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l'Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: “qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti” un Vescovo vestito di Bianco “abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”. Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c'era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c'erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio.

 
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Fotocopia del testo originale della prima e seconda parte del segreto, nella redazione fatta da suor Lucia nella "terza memoria" del 31 agosto 1941 (destinata al vescovo di Leiria-Fatima)

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Fotocopia del testo originale della terza parte del segreto

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"La visione descritta nel testo riguarda una scena in cui il Papa è colpito a morte da un gruppo di soldati; la stessa sorte tocca poi a vescovi, sacerdoti, e così via, che vengono fucilati uno per uno dopo aver attraversato una città semidistrutta. Tutto questo non ha evidentemente nulla a che fare con Papa Giovanni Paolo II, che non è stato colpito a morte da Ali Agca", ha affermato padre Kramer. "Inoltre - prosegue p. Kramer - lo stesso opuscolo ufficiale del Vaticano contenente il testo della visione di Suor Lucia smentisce la tesi, sostenuta nel commento del card. Ratzinger, secondo cui il segreto riguarderebbe unicamente avvenimenti del XX secolo, culminati nell’attentato del 1981".

Padre Kramer si riferisce ad una lettera inviata da suor Lucia al Papa il 12 maggio 1982, pubblicata nell’opuscolo ufficiale sul segreto. La lettera, scritta un anno meno un giorno dopo l’attentato, afferma a proposito: "E se non abbiamo ancora visto il totale compimento della parte finale della profezia, ci stiamo avvicinando a grandi passi a quel momento, se non abbandoneremo in tempo il sentiero del peccato".

Padre Kramer ha osservato che "se suor Lucia ha detto al Papa, un anno dopo l’attentato alla sua vita, che la profezia non si era ancora compiuta, e che ci stiamo avvicinando a grandi passi al suo compimento a causa della diffusione del peccato nel mondo, come può il Vaticano ragionevolmente affermare che la visione del segreto descrive l’attentato compiuto un anno prima? Suor Lucia non mette in rapporto le due cose nella lettera inviata al Papa, in cui non si menziona affatto l’attentato... In poche parole, stiamo assistendo ad un tentativo di camuffare la verità del terzo segreto".

"L’interpretazione del Vaticano lascia molti dubbi anche su un altro punto importante - ha aggiunto p. Kramer - Nell’opuscolo del Vaticano si osserva che il passo delle memorie di suor Lucia, in cui sono contenute le parole della Madonna relative alle prime due parti del segreto, termina con la frase cruciale ‘In Fatima il dogma della Fede sarà preservato per sempre, ecc.". Poiché la frase è lasciata in sospeso, era lecito supporre che il pensiero sarebbe stato completato nel testo dalla terza e ultima parte del segreto, facendo seguito all’ ‘ecc’."

Padre Kramer ha osservato che, contrariamente a ogni previsione, il testo del terzo segreto non contiene altre parole della Madonna di Fatima. "È difficile credere che il discorso della Madonna di Fatima si concludesse con un ambiguo ‘ecc.’. Che fine hanno fatto le restanti parole?"

Kramer ha osservato inoltre che il comunicato con cui il Vaticano annunciava nel 1960 la decisione di annullare la pubblicazione del Segreto, prevista per quell’anno, faceva esplicito riferimento all’opportunità di non rivelare "le parole della Madonna" contenute nel testo dello stesso segreto. "Ma il testo del terzo segreto diffuso non contiene nessun’altra parola pronunciata dalla Madonna. Questo non può che lasciare perplessi."

Padre Kramer ha aggiunto che il commento del Vaticano non accenna in nessun modo alla conversione della Russia, auspicata nelle prime due parti del segreto. "La conversione della Russia è identificata dalla Madonna di Fatima con il trionfo stesso del Suo Cuore Immacolato, e rappresenta il punto focale dell’intero messaggio. È’ quindi sorprendente che il commento di Ratzinger sul trionfo del Cuore Immacolato, inserito nell’opuscolo vaticano, non faccia riferimento alla conversione della Russia alla fede cattolica. Sembra che il Vaticano abbia voluto cancellare la conversione della Russia dal Messaggio di Fatima e sia intenzionato a non fare mai più accenno a tale questione. Nel frattempo, in Russia si registra un numero sempre più alto di aborti, il governo è controllato da "ex comunisti" atei e da agenti del KGB riciclati e la società russa sta cadendo a pezzi".

Kramer ha messo in rapporto la pubblicazione del segreto con una conferenza stampa tenutasi in Vaticano, nel corso della quale il Segretario di Stato, il card. Angelo Sodano, e Mikhail Gorbaciov hanno presentato alla stampa il libro di memorie dell’ex Segretario di Stato Casaroli, intitolato "Il martirio della pazienza: 1963-1989". Nelle sue memorie, Casaroli difende la sua Ostpolitik, basata sul silenzio e sulla rinuncia a confrontarsi con i regimi comunisti che perseguitavano i cattolici.

Secondo p. Kramer "il Vaticano cerca di farci credere che la supposta caduta del comunismo sia stata una conseguenza della sua Ostpolitik e che questo evento puramente politico debba essere considerato come il Trionfo del Cuore Immacolato di Maria, che ci condurrà in un nuovo mondo selvaggio di fratellanza, rappresentato da gente come Gorbaciov. Ma la Fondazione Gorbaciov promuove tra l’altro la riduzione della popolazione mondiale per mezzo della contraccezione e dell’aborto. È’ deplorevole che un simile rappresentante della globalizzazione abortista e del pensiero unico sia stato ricevuto come ospite d’onore in Vaticano ad appena un giorno di distanza dalla supposta pubblicazione del terzo segreto. Si tratta di un grossolano insulto alla Beata Vergine".

Kramer ha osservato che durante la conferenza stampa Gorbaciov/Sodano non sono state ammesse domande da parte dei giornalisti presenti. "Quando mai si è sentito parlare di una conferenza stampa in cui ai giornalisti è proibito di fare domande? È chiaro che l’ufficio stampa del Vaticano ha voluto impedire che qualcuno dei presenti potesse distruggere l’illusione che la supposta caduta del comunismo coincida con la realizzazione del Messaggio di Fatima e che individui come Gorbaciov rappresentino il promettente futuro del genere umano".

Il Centro di Fatima diffonderà entro breve tempo un documento più completo sul terzo segreto - ha detto padre Nicholas Gruner, guida spirituale del Centro. "Il Cardinale Ratzinger ha affermato che la Chiesa non intende imporre una particolare interpretazione del Terzo Segreto, ma che egli si era limitato ad offrire il suo commento. Si tratta, in effetti, di una prudente smentita, dato che l’interpretazione offerta dal Vaticano solleva molti più dubbi di quanti ne risolva."

 
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view post Posted on 15/8/2003, 04:04
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Aggiungo alcuni importanti documenti che ho trovato sul web.


L’"iter" della ricezione nella Chiesa del messaggio di Fatima. Una cronologia

1917. I primi accertamenti di quanto accaduto a Fatima vengono condotti dal canonico della cattedrale di Lisbona Manuel Nunes Formigão (1883-1954), che insegna al seminario patriarcale di Santarém. Sarà lui a interrogare Giacinta sul terzo segreto, che risponderà dicendo di non poterlo rivelare per ordine della Signora. Il patriarca di Lisbona, card. Antonio Mendes Belo (1842-1929), sotto la cui giurisdizione in quegli anni dipendono sia Leiria che Fatima, si trova in esilio per volontà del governo anticlericale. Quando rientra in sede, decide di non occuparsi di quanto accaduto a Fatima per non urtare il governo. Arriva anche a proibire i pellegrinaggi di sacerdoti.

Tuttavia, il 3 novembre, il vicario generale di Lisbona e arcivescovo titolare di Mitilene, mons. Jão Evangelista de Lima Vidal (1874-1958), in assenza del cardinale, ancora in esilio, ordina una prima inchiesta provvisoria.

28 aprile 1919. Inizio della costruzione della Cappella delle Apparizioni.

5 agosto 1920. Papa Benedetto XV (1914-1922) restaura la diocesi di Leiria e ne nomina vescovo mons. José Alves Correia da Silva (1872-1957), che la reggerà fino alla morte.

13 ottobre 1921. Viene permessa per la prima volta la celebrazione della Messa nella Cappella delle Apparizioni.

3 maggio 1922. Con un decreto, il vescovo di Leiria apre ufficialmente il processo canonico sugli avvenimenti di Fatima.

26 giugno 1927. Prima cerimonia ufficiale alla Cova da Iria alla presenza del vescovo di Leiria, che inaugura la Via Crucis.

13 ottobre 1930. Il vescovo di Leiria, approva le apparizioni, che definisce "degne di fede" nella lettera pastorale A Providência Divina (Carta Pastoral sobre o culto de Nossa Senhora da Fátima, del 13-10-1930, in Documentação Critíca de Fátima, vol. II, Processo Canónico Diocesano (1922-1930), Santuário de Fátima, Fatima 1999, pp. 261-276 [p. 275]). Il documento viene promulgato alla Cova da Iria davanti a centomila pellegrini.

13 ottobre 1931. Prima consacrazione del Portogallo al Cuore Immacolato di Maria fatta dall’Episcopato portoghese secondo il messaggio di Fatima.

1936. I vescovi portoghesi fanno voto alla Madonna di Fatima di andare in pellegrinaggio nazionale al Santuario di Fatima qualora avesse preservato il paese dal comunismo sino a tutto il 1937.

1938. La promessa viene mantenuta. Il Portogallo è preservato dall’instaurazione di un regime comunista o comunque alleato ai comunisti, come invece accade alla vicina Spagna, e l’Episcopato scioglie il voto con un pellegrinaggio che rimarrà memorabile nella storia portoghese, con la partecipazione di venti fra vescovi e arcivescovi, di mille sacerdoti e di mezzo milione di fedeli.

1942. Suor Lucia rivela il segreto, che consiste di tre parti, delle quali solo le prime due possono essere rese pubbliche immediatamente.

18 aprile 1942. Lettera pastorale nel venticinquesimo anniversario delle apparizioni di Fatima dell’arcivescovo di Milano, beato card. Alfredo Ildefonso Schuster O.S.B. (1880-1954) (cfr. Rivista diocesana milanese, anno XXXI, n. 6, Milano giugno 1942, pp. 143-146).

13 maggio 1942. Grande pellegrinaggio della Chiesa portoghese in occasione del venticinquesimo anniversario delle apparizioni.

31 ottobre 1942. Papa Pio XII (1939-1958) consacra la Chiesa e il genere umano al Cuore Immacolato di Maria con un radiomessaggio al Portogallo.

13 maggio 1946. La statua della Madonna viene incoronata Regina mundi dal legato pontificio card. Benedetto Aloisi-Masella (1879-1970).

13 ottobre 1951. Il legato pontificio card. Federico Todeschini (1873-1959) chiude a Fatima l’anno santo universale e rivela che Papa Pio XII, nel 1950, aveva visto nei giardini vaticani il prodigio del sole che si era verificato a Fatima il 13 ottobre 1917.

7 luglio 1952. Papa Pio XII consacra i popoli della Russia al Cuore Purissimo di Maria, con la lettera apostolica Sacro vergente anno.

13 maggio 1956. Il card. Angelo Roncalli (1881-1963), patriarca di Venezia e futuro Papa beato Giovanni XXIII (1958-1963), presiede le cerimonie dell’anniversario delle apparizioni.

21 novembre 1964. Alla chiusura della III sessione del Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965), Papa Paolo VI (1963-1978) annuncia, davanti a duemilacinquecento padri conciliari, la concessione al Santuario di Fatima della Rosa d’Oro.

13 maggio 1965. Il legato pontificio card. Fernando Cento (1883-1973) consegna la Rosa d’Oro a Fatima.

13 maggio 1967. Papa Paolo VI compie un pellegrinaggio a Fatima in occasione del cinquantesimo anniversario delle apparizioni.

10 luglio 1977. Pellegrinaggio a Fatima del patriarca di Venezia, card. Albino Luciani (1912-1978), futuro Papa Giovanni Paolo I (1978).

13 maggio 1981. Papa Giovanni Paolo II subisce un attentato in Piazza San Pietro, a Roma.

13 maggio 1982. A Fatima, Papa Giovanni Paolo II consacra e affida a Maria il mondo e in particolare "[...] quegli uomini e quelle nazioni che di questo affidamento e di questa consacrazione hanno particolarmente bisogno" (Atto di affidamento e di consacrazione alla Vergine a Fatima, del 13-5-1982, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. V, 2, pp. 1590-1593 [p. 1591]).

Al vescovo di Leiria, mons. Alberto Cosme do Amaral, dice: "Era già molto tempo che avevo intenzione di venire a Fatima, [...] ma, da quando avvenne il noto attentato nella piazza di San Pietro, un anno fa, al riprendere conoscenza, il mio pensiero si rivolse immediatamente a questo Santuario, per deporre nel cuore della Madre celeste il mio ringraziamento per avermi salvato dal pericolo. Ho visto in tutto ciò che stava succedendo — non mi stanco di ripeterlo — una speciale protezione materna della Madonna. E nella coincidenza — non ci sono semplici coincidenze nei disegni della divina Provvidenza — ho visto anche un appello e, chissà, un richiamo all’attenzione verso il messaggio che da qui partì, 65 anni or sono, tramite tre fanciulli, figli di umile gente di campagna, i pastorelli di Fatima, come sono universalmente conosciuti" (Discorso davanti alla Cappella delle Apparizioni, a Fatima, del 12-5-1982, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. V, 2, pp. 1543-1548 [p. 1544]).

25 marzo 1984. Nell’Anno Santo della Redenzione, in Piazza San Pietro, davanti all’Immagine della Cappella delle Apparizioni, Papa Giovanni Paolo II ripete l’Atto di affidamento a Maria del mondo con la stessa formula del 1982: "[...] quegli uomini e quelle nazioni che di questo affidamento e di questa consacrazione hanno particolarmente bisogno" (Atto di affidamento alla Madonna, del 25-3-1984, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. VII, 1, pp. 774-777 [p. 775]). Il gesto viene compiuto in comunione con tutti i vescovi del mondo: "Ci troviamo uniti con tutti i Pastori della Chiesa, in un particolare vincolo, costituendo un corpo e un collegio, così come per volontà di Cristo gli Apostoli costituivano un corpo e un collegio con Pietro.

"Nel vincolo di tale unità, pronunziamo le parole del presente Atto, in cui desideriamo racchiudere, ancora una volta, le speranze e le angosce della Chiesa per il mondo contemporaneo" (ibid., pp. 774-775).

12-13 maggio 1991. Papa Giovanni Paolo II ritorna a Fatima dieci anni dopo l’attentato per ripetere l’Atto di affidamento a Maria in comunione con tutti i vescovi del mondo. In esso ricorda le novità intervenute sulla scena del mondo: "Le nuove situazioni dei popoli e della Chiesa, sono ancora precarie ed instabili.

"Esiste il pericolo di sostituire il marxismo con un’altra forma di ateismo, che adulando la libertà tenda a distruggere le radici dell’umana e cristiana morale" (Atto di Affidamento alla Vergine di Fatima, del 13-5-1991, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. XIV, 1, pp. 1235-1238 [p. 1236]).

13 agosto 1994. Viene inaugurato un monumento, situato all’entrata del Santuario dal lato sud della Rettoria, costituito da un elemento prefabbricato in calcestruzzo che faceva parte del Muro di Berlino. I lavori per la costruzione del monumento sono cominciati nella notte fra il 12 e il 13 agosto del 1989, anno appunto della caduta del Muro. Questo elemento è stato offerto da un portoghese emigrato in Germania, Virgilio Casimiro Ferreira, e qui collocato come grato ricordo dell’intervento di Dio, promesso a Fatima, per la caduta del comunismo. Il monumento è stato inaugurato il 13 agosto 1994.

12-13 maggio 2000. A Fatima vengono beatificati due dei veggenti Francesco Marto (1908-1919) e Giacinta Marto (1910-1920). Al termine della celebrazione eucaristica, presieduta dal Santo Padre Giovanni Paolo II, il segretario di Stato, card. Angelo Sodano, rivela che il Papa ha affidato alla Congregazione per la Dottrina della Fede il compito di rendere pubblica la terza parte del segreto di Fatima, con un opportuno commento, al fine di permettere ai fedeli una migliore comprensione del messaggio della Vergine.

26 giugno 2000. A Roma, con una conferenza stampa svoltasi nella Sala Stampa della Santa Sede, il card. Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, presenta il documento Il Messaggio di Fatima, in cui, dopo un’introduzione di mons. Tarcisio Bertone S.D. B., segretario della Congregazione, vengono pubblicati i testi originali delle tre parti del cosiddetto "segreto", quindi due contributi documentali all’interpretazione dei testi e un commento teologico redatto dallo stesso card. Ratzinger.

8 ottobre 2000. In occasione del Giubileo dei Vescovi, Papa Giovanni Paolo II celebra a Roma l’Atto di affidamento alla Beata Vergine Maria del Terzo Millennio, davanti alla statua della Cappella delle Apparizioni e alla presenza di circa milleseicento fra cardinali e vescovi.
 
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COMMENTO TEOLOGICO


Chi legge con attenzione il testo del cosiddetto terzo «segreto» di Fatima, che dopo lungo tempo per disposizione del Santo Padre viene qui pubblicato nella sua interezza, resterà presumibilmente deluso o meravigliato dopo tutte le speculazioni che sono state fatte. Nessun grande mistero viene svelato; il velo del futuro non viene squarciato. Vediamo la Chiesa dei martiri del secolo ora trascorso rappresentata mediante una scena descritta con un linguaggio simbolico di difficile decifrazione. È questo ciò che la Madre del Signore voleva comunicare alla cristianità, all'umanità in un tempo di grandi problemi e angustie? Ci è di aiuto all'inizio del nuovo millennio? Ovvero sono forse solamente proiezioni del mondo interiore di bambini, cresciuti in un ambiente di profonda pietà, ma allo stesso tempo sconvolti dalle bufere che minacciavano il loro tempo? Come dobbiamo intendere la visione, che cosa pensarne?



Rivelazione pubblica e rivelazioni private – il loro luogo teologico

Prima di intraprendere un tentativo di interpretazione, le cui linee essenziali si possono trovare nella comunicazione che il Cardinale Sodano ha pronunciato il 13 maggio di quest'anno alla fine della celebrazione eucaristica presieduta dal Santo Padre a Fatima, sono necessarie alcune chiarificazioni di fondo circa il modo in cui, secondo la dottrina della Chiesa, devono essere compresi all'interno della vita di fede fenomeni come quello di Fatima. L'insegnamento della Chiesa distingue fra la «rivelazione pubblica» e le «rivelazioni private». Fra le due realtà vi è una differenza non solo di grado ma di essenza. Il termine «rivelazione pubblica» designa l'azione rivelativa di Dio destinata a tutta quanta l'umanità, che ha trovato la sua espressione letteraria nelle due parti della Bibbia: l'Antico ed il Nuovo Testamento. Si chiama «rivelazione», perché in essa Dio si è dato a conoscere progressivamente agli uomini, fino al punto di divenire egli stesso uomo, per attirare a sé e a sé riunire tutto quanto il mondo per mezzo del Figlio incarnato Gesù Cristo. Non si tratta quindi di comunicazioni intellettuali, ma di un processo vitale, nel quale Dio si avvicina all'uomo; in questo processo poi naturalmente si manifestano anche contenuti che interessano l'intelletto e la comprensione del mistero di Dio. Il processo riguarda l'uomo tutto intero e così anche la ragione, ma non solo essa. Poiché Dio è uno solo, anche la storia, che egli vive con l'umanità, è unica, vale per tutti i tempi ed ha trovato il suo compimento con la vita, la morte e la resurrezione di Gesù Cristo. In Cristo Dio ha detto tutto, cioè se stesso, e pertanto la rivelazione si è conclusa con la realizzazione del mistero di Cristo, che ha trovato espressione nel Nuovo Testamento. Il Catechismo della Chiesa Cattolica cita, per spiegare questa definitività e completezza della rivelazione, un testo di San Giovanni della Croce: «Dal momento in cui ci ha donato il Figlio suo, che è la sua unica e definitiva parola, ci ha detto tutto in una sola volta in questa sola Parola... Infatti quello che un giorno diceva parzialmente ai profeti, l'ha detto tutto nel suo Figlio... Perciò chi volesse ancora interrogare il Signore e chiedergli visioni o rivelazioni, non solo commetterebbe una stoltezza, ma offenderebbe Dio, perché non fissa il suo sguardo unicamente in Cristo e va cercando cose diverse e novità» (CCC 65, S. Giovanni della Croce, Salita al Monte Carmelo, II, 22).

Il fatto che l'unica rivelazione di Dio rivolta a tutti i popoli è conclusa con Cristo e con la testimonianza a lui resa nei libri del Nuovo Testamento vincola la Chiesa all'evento unico della storia sacra e alla parola della Bibbia, che garantisce e interpreta questo evento, ma non significa che la Chiesa ora potrebbe guardare solo al passato e sarebbe così condannata ad una sterile ripetizione. Il CCC dice al riguardo: «... anche se la Rivelazione è compiuta, non è però completamente esplicitata; toccherà alla fede cristiana coglierne gradualmente tutta la portata nel corso dei secoli» (n. 66). I due aspetti del vincolo con l'unicità dell'evento e del progresso nella sua comprensione sono molto bene illustrati nei discorsi d'addio del Signore, quando egli congedandosi dice ai discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé... Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà» (Gv 16, 12-14). Da una parte, lo Spirito fa da guida e così dischiude una conoscenza, per portare il peso della quale prima mancava il presupposto — è questa l'ampiezza e la profondità mai conclusa della fede cristiana. Dall'altra parte, questo guidare è un «prendere» dal tesoro di Gesù Cristo stesso, la cui profondità inesauribile si manifesta in questa conduzione ad opera dello Spirito. Il Catechismo cita al riguardo una profonda parola di Papa Gregorio Magno: «Le parole divine crescono insieme con chi le legge» (CCC 94, S. Gregorio, in Ez 1, 7, 8). Il Concilio Vaticano II indica tre vie essenziali, in cui si realizza la guida dello Spirito Santo nella Chiesa e quindi la «crescita della Parola»: essa si compie per mezzo della meditazione e dello studio dei fedeli, per mezzo della profonda intelligenza, che deriva dall'esperienza spirituale e per mezzo della predicazione di coloro «i quali con la successione episcopale hanno ricevuto un carisma certo di verità» (Dei Verbum, 8).

In questo contesto diviene ora possibile intendere correttamente il concetto di «rivelazione privata», che si riferisce a tutte le visioni e rivelazioni che si verificano dopo la conclusione del Nuovo Testamento; quindi è la categoria, all'intemo della quale dobbiamo collocare il messaggio di Fatima. Ascoltiamo ancora al riguardo innanzitutto il CCC: «Lungo i secoli ci sono state delle rivelazioni chiamate “private”, alcune delle quali sono state riconosciute dall'autorità della Chiesa... Il loro ruolo non è quello... di “completare” la Rivelazione definitiva di Cristo, ma di aiutare a viverla più pienamente in una determinata epoca storica» (n. 67). Vengono chiarite due cose:

1. L'autorità delle rivelazioni private è essenzialmente diversa dall'unica rivelazione pubblica: questa esige la nostra fede; in essa infatti per mezzo di parole umane e della mediazione della comunità vivente della Chiesa Dio stesso parla a noi. La fede in Dio e nella sua Parola si distingue da ogni altra fede, fiducia, opinione umana. La certezza che Dio parla mi dà la sicurezza che incontro la verità stessa e così una certezza, che non può verificarsi in nessuna forma umana di conoscenza. È la certezza, sulla quale edifico la mia vita e alla quale mi affido morendo.

2. La rivelazione privata è un aiuto per questa fede, e si manifesta come credibile proprio perché mi rimanda all'unica rivelazione pubblica. Il Cardinale Prospero Lambertini, futuro Papa Benedetto XIV, dice al riguardo nel suo trattato classico, divenuto poi normativo sulle beatificazioni e canonizzazioni: «Un assentimento di fede cattolica non è dovuto a rivelazioni approvate in tal modo; non è neppure possibile. Queste rivelazioni domandano piuttosto un assentimento di fede umana conforme alle regole della prudenza, che ce le presenta come probabili e piamente credibili». Il teologo fiammingo E. Dhanis, eminente conoscitore di questa materia, afferma sinteticamente che l'approvazione ecclesiale di una rivelazione privata contiene tre elementi: il messaggio relativo non contiene nulla che contrasta la fede ed i buoni costumi; è lecito renderlo pubblico, ed i fedeli sono autorizzati a dare ad esso in forma prudente la loro adesione (E. Dhanis, Sguardo su Fatima e bilancio di una discussione, in: La Civiltà Cattolica 104, 1953 II. 392-406, in particolare 397). Un tale messaggio può essere un valido aiuto per comprendere e vivere meglio il Vangelo nell'ora attuale; perciò non lo si deve trascurare. È un aiuto, che è offerto, ma del quale non è obbligatorio fare uso.

Il criterio per la verità ed il valore di una rivelazione privata è pertanto il suo orientamento a Cristo stesso. Quando essa ci allontana da lui, quando essa si rende autonoma o addirittura si fa passare come un altro e migliore disegno di salvezza, più importante del Vangelo, allora essa non viene certamente dallo Spirito Santo, che ci guida all'interno del Vangelo e non fuori di esso. Ciò non esclude che una rivelazione privata ponga nuovi accenti, faccia emergere nuove forme di pietà o ne approfondisca e ne estenda di antiche. Ma in tutto questo deve comunque trattarsi di un nutrimento della fede, della speranza e della carità, che sono per tutti la via permanente della salvezza. Possiamo aggiungere che le rivelazioni private sovente provengono innanzitutto dalla pietà popolare e su di essa si riflettono, le danno nuovi impulsi e dischiudono per essa nuove forme. Ciò non esclude che esse abbiano effetti anche nella stessa liturgia, come ad esempio mostrano le feste del Corpus Domini e del Sacro Cuore di Gesù. Da un certo punto di vista nella relazione fra liturgia e pietà popolare si delinea la relazione fra Rivelazione e rivelazioni private: la liturgia è il criterio, essa è la forma vitale della Chiesa nel suo insieme nutrita direttamente dal Vangelo. La religiosità popolare significa che la fede mette radici nel cuore dei singoli popoli, così che essa viene introdotta nel mondo della quotidianità. La religiosità popolare è la prima e fondamentale forma di «inculturazione» della fede, che si deve continuamente lasciare orientare e guidare dalle indicazioni della liturgia, ma che a sua volta feconda la fede a partire dal cuore.

Siamo così già passati dalle precisazioni piuttosto negative, che erano innanzitutto necessarie, alla determinazione positiva delle rivelazioni private: come si possono classificare in modo corretto a partire dalla Scrittura? Qual è la loro categoria teologica? La più antica lettera di San Paolo che ci è stata conservata, forse il più antico scritto in assoluto del Nuovo Testamento, la prima lettera ai Tessalonicesi, mi sembra offrire un'indicazione. L'apostolo qui dice: «Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie; esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono» (5, 19-21). In ogni tempo è dato alla Chiesa il carisma della profezia, che deve essere esaminato, ma che anche non può essere disprezzato. Al riguardo occorre tener presente che la profezia nel senso della Bibbia non significa predire il futuro, ma spiegare la volontà di Dio per il presente e quindi mostrare la retta via verso il futuro. Colui che predice l'avvenire viene incontro alla curiosità della ragione, che desidera squarciare il velo del futuro; il profeta viene incontro alla cecità della volontà e del pensiero e chiarisce la volontà di Dio come esigenza ed indicazione per il presente. L'importanza della predizione del futuro in questo caso è secondaria. Essenziale è l'attualizzazione dell'unica rivelazione, che mi riguarda profondamente: la parola profetica è avvertimento o anche consolazione o entrambe insieme. In questo senso si può collegare il carisma della profezia con la categoria dei «segni del tempo», che è stata rimessa in luce dal Vaticano II: «... Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?» (Lc 12, 56). Per «segni del tempo» in questa parola di Gesù si deve intendere il suo proprio cammino, egli stesso. Interpretare i segni del tempo alla luce della fede significa riconoscere la presenza di Cristo in ogni tempo. Nelle rivelazioni private riconosciute dalla Chiesa — quindi anche in Fatima — si tratta di questo: aiutarci a comprendere i segni del tempo ed a trovare per essi la giusta risposta nella fede.



La struttura antropologica delle rivelazioni private

Dopo che con queste riflessioni abbiamo cercato di determinare il luogo teologico delle rivelazioni private, prima di impegnarci in un'interpretazione del messaggio di Fatima, dobbiamo ancora brevemente cercare di chiarire un poco il loro carattere antropologico (psicologico). L'antropologia teologica distingue in questo ambito tre forme di percezione o «visione»: la visione con i sensi, quindi la percezione esterna corporea, la percezione interiore e la visione spirituale (visio sensibilis - imaginativa - intellectualis). È chiaro che nelle visioni di Lourdes, Fatima, ecc. non si tratta della normale percezione esterna dei sensi: le immagini e le figure, che vengono vedute, non si trovano esteriormente nello spazio, come vi si trovano ad esempio un albero o una casa. Ciò è del tutto evidente, ad esempio, per quanto riguarda la visione dell'inferno (descritta nella prima parte del «segreto» di Fatima) o anche la visione descritta nella terza parte del «segreto», ma si può dimostrare molto facilmente anche per le altre visioni, soprattutto perché non tutti i presenti le vedevano, ma di fatto solo i «veggenti». Così pure è evidente che non si tratta di una «visione» intellettuale senza immagini, come essa si trova negli alti gradi della mistica. Quindi si tratta della categoria di mezzo, la percezione interiore, che certamente ha per il veggente una forza di presenza, che per lui equivale alla manifestazione esterna sensibile.

Vedere interiormente non significa che si tratta di fantasia, che sarebbe solo un'espressione dell'immaginazione soggettiva. Piuttosto significa che l'anima viene sfiorata dal tocco di qualcosa di reale anche se sovrasensibile e viene resa capace di vedere il non sensibile, il non visibile ai sensi — una visione con i «sensi interni». Si tratta di veri «oggetti», che toccano l'anima, sebbene essi non appartengano al nostro abituale mondo sensibile. Per questo si esige una vigilanza interiore del cuore, che per lo più non c'è a motivo della forte pressione delle realtà esterne e delle immagini e pensieri che riempiono l'anima. La persona viene condotta al di là della pura esteriorità e dimensioni più profonde della realtà la toccano, le si rendono visibili. Forse si può così comprendere perché proprio i bambini siano i destinatari preferiti di tali apparizioni: l'anima è ancora poco alterata, la sua capacità interiore di percezione è ancora poco deteriorata. «Dalla bocca dei bambini e dei lattanti hai ricevuto lode», risponde Gesù con una frase del Salmo 8 (v. 3) alla critica dei Sommi Sacerdoti e degli anziani, che trovavano inopportuno il grido di osanna dei bambini (Mt 21, 16).

La «visione interiore» non è fantasia, ma una vera e propria maniera di verificare, abbiamo detto. Ma comporta anche limitazioni. Già nella visione esteriore è sempre coinvolto anche il fattore soggettivo: non vediamo l'oggetto puro, ma esso giunge a noi attraverso il filtro dei nostri sensi, che devono compiere un processo di traduzione. Ciò è ancora più evidente nella visione interiore, soprattutto allorché si tratta di realtà, che oltrepassano in se stesse il nostro orizzonte. Il soggetto, il veggente, è coinvolto in modo ancora più forte. Egli vede con le sue possibilità concrete, con le modalità a lui accessibili di rappresentazione e di conoscenza. Nella visione interiore si tratta in modo ancora più ampio che in quella esteriore di un processo di traduzione, così che il soggetto è essenzialmente compartecipe del formarsi, come immagine, di ciò che appare. L'immagine può arrivare solo secondo le sue misure e le sue possibilità. Tali visioni pertanto non sono mai semplici «fotografie» dell'aldilà, ma portano in sé anche le possibilità ed i limiti del soggetto che percepisce.

Ciò lo si può mostrare in tutte le grandi visioni dei santi; naturalmente vale anche per le visioni dei bambini di Fatima. Le immagini da essi delineate non sono affatto semplice espressione della loro fantasia, ma frutto di una reale percezione di origine superiore ed interiore, ma non sono neppure da immaginare come se per un attimo il velo dell'aldilà venisse tolto ed il cielo nella sua pura essenzialità apparisse, così come un giorno noi speriamo di vederlo nella definitiva unione con Dio. Le immagini sono piuttosto, per così dire, una sintesi dell'impulso proveniente dall'Alto e delle possibilità per questo disponibili del soggetto che percepisce, cioè dei bambini. Per questo motivo il linguaggio immaginifico di queste visioni è un linguaggio simbolico. Il Cardinal Sodano dice al riguardo: «... non descrivono in senso fotografico i dettagli degli avvenimenti futuri, ma sintetizzano e condensano su un medesimo sfondo fatti che si distendono nel tempo in una successione e in una durata non precisate». Questo addensamento di tempi e spazi in un'unica immagine è tipica per tali visioni, che per lo più possono essere decifrate solo a posteriori. Non ogni elemento visivo deve, al riguardo, avere un concreto senso storico. Conta la visione come insieme, e a partire dall'insieme delle immagini devono essere compresi i particolari. Quale sia il centro di un'immagine, si svela ultimamente a partire da ciò che è il centro della «profezia» cristiana in assoluto: il centro è là dove la visione diviene appello e guida verso la volontà di Dio.



Un tentativo di interpretazione del «segreto» di Fatima

La prima e la seconda parte del «segreto» di Fatima sono già state discusse così ampiamente dalla letteratura relativa, che non devono qui essere illustrate ancora una volta. Vorrei solo brevemente richiamare l'attenzione sul punto più significativo. I bambini hanno sperimentato per la durata di un terribile attimo una visione dell'inferno. Hanno veduto la caduta delle «anime dei poveri peccatori». Ed ora viene loro detto perché sono stati esposti a questo istante: per «salvarle» — per mostrare una via di salvezza. Viene in mente la frase della prima lettera di Pietro: «meta della vostra fede è la salvezza delle anime» (1, 9). Come via a questo scopo viene indicato — in modo sorprendente per persone provenienti dall'ambito culturale anglosassone e tedesco —: la devozione al Cuore Immacolato di Maria. Per capire questo può bastare qui una breve indicazione. «Cuore» significa nel linguaggio della Bibbia il centro dell'esistenza umana, la confluenza di ragione, volontà, temperamento e sensibilità, in cui la persona trova la sua unità ed il suo orientamento interiore. Il «cuore immacolato» è secondo Mt 5, 8 un cuore, che a partire da Dio è giunto ad una perfetta unità interiore e pertanto «vede Dio». «Devozione» al Cuore Immacolato di Maria pertanto è avvicinarsi a questo atteggiamento del cuore, nel quale il fiat — «sia fatta la tua volontà» — diviene il centro informante di tutta quanta l'esistenza. Se qualcuno volesse obiettare che non dovremmo però frapporre un essere umano fra noi e Cristo, allora si dovrebbe ricordare che Paolo non ha timore di dire alle sue comunità: imitatemi (1 Cor 4, 16; Fil 3, 17; 1 Tess 1, 6; 2 Tess 3, 7.9). Nell'apostolo esse possono verificare concretamente che cosa significa seguire Cristo. Da chi però noi potremmo in ogni tempo imparare meglio se non dalla Madre del Signore?

Arriviamo così finalmente alla terza parte del «segreto» di Fatima qui per la prima volta pubblicato integralmente. Come emerge dalla documentazione precedente, l'interpretazione, che il Cardinale Sodano ha offerto nel suo testo del 13 maggio, è stata dapprima presentata personalmente a Suor Lucia. Suor Lucia al riguardo ha innanzitutto osservato che ad essa era stata data la visione, ma non la sua interpretazione. L'interpretazione, diceva, non compete al veggente, ma alla Chiesa. Essa però dopo la lettura del testo ha detto che questa interpretazione corrispondeva a quanto essa aveva sperimentato e che essa da parte sua riconosceva questa interpretazione come corretta. In quanto segue quindi si potrà solo cercare di dare un fondamento in maniera approfondita a questa interpretazione a partire dai criteri finora sviluppati.

Come parola chiave della prima e della seconda parte del «segreto» abbiamo scoperto quella di «salvare le anime», così la parola chiave di questo «segreto» è il triplice grido: «Penitenza, Penitenza, Penitenza!». Ci ritorna alla mente l'inizio del Vangelo: «paenitemini et credite evangelio» (Mc 1, 15). Comprendere i segni del tempo significa: comprendere l'urgenza della penitenza — della conversione — della fede. Questa è la risposta giusta al momento storico, che è caratterizzato da grandi pericoli, i quali verranno delineati nelle immagini successive. Mi permetto di inserire qui un ricordo personale; in un colloquio con me Suor Lucia mi ha detto che le appariva sempre più chiaramente come lo scopo di tutte quante le apparizioni sia stato quello di far crescere sempre più nella fede, nella speranza e nella carità — tutto il resto intendeva solo portare a questo.

Esaminiamo ora un poco più da vicino le singole immagini. L'angelo con la spada di fuoco a sinistra della Madre di Dio ricorda analoghe immagini dell'Apocalisse. Esso rappresenta la minaccia del giudizio, che incombe sul mondo. La prospettiva che il mondo potrebbe essere incenerito in un mare di fiamme, oggi non appare assolutamente più come pura fantasia: l'uomo stesso ha preparato con le sue invenzioni la spada di fuoco. La visione mostra poi la forza che si contrappone al potere della distruzione — lo splendore della Madre di Dio, e, proveniente in un certo modo da questo, l'appello alla penitenza. In tal modo viene sottolineata l'importanza della libertà dell'uomo: il futuro non è affatto determinato in modo immutabile, e l'immagine, che i bambini videro, non è affatto un film anticipato del futuro, del quale nulla potrebbe più essere cambiato. Tutta quanta la visione avviene in realtà solo per richiamare sullo scenario la libertà e per volgerla in una direzione positiva. Il senso della visione non è quindi quello di mostrare un film sul futuro irrimediabilmente fissato. Il suo senso è esattamente il contrario, quello di mobilitare le forze del cambiamento in bene. Perciò sono totalmente fuorvianti quelle spiegazioni fatalistiche del «segreto», che ad esempio dicono che l'attentatore del 13 maggio 1981 sarebbe stato in definitiva uno strumento del piano divino guidato dalla Provvidenza e che pertanto non avrebbe potuto agire liberamente, o altre idee simili che circolano. La visione parla piuttosto di pericoli e della via per salvarsi da essi.

Le frasi seguenti del testo mostrano ancora una volta molto chiaramente il carattere simbolico della visione: Dio rimane l'incommensurabile e la luce che supera ogni nostra visione. Le persone umane appaiono come in uno specchio. Dobbiamo tenere continuamente presente questa limitazione interna della visione, i cui confini vengono qui visivamente indicati. Il futuro si mostra solo «come in uno specchio, in maniera confusa» (cfr 1 Cor 13, 12). Prendiamo ora in considerazione le singole immagini, che seguono nel testo del «segreto». Il luogo dell'azione viene descritto con tre simboli: una ripida montagna, una grande città mezza in rovina e finalmente una grande croce di tronchi grezzi. Montagna e città simboleggiano il luogo della storia umana: la storia come faticosa ascesa verso l'alto, la storia come luogo dell'umana creatività e convivenza, ma allo stesso tempo come luogo delle distruzioni, nelle quali l'uomo annienta l'opera del suo proprio lavoro. La città può essere luogo di comunione e di progresso, ma anche luogo del pericolo e della minaccia più estrema. Sulla montagna sta la croce — meta e punto di orientamento della storia. Nella croce la distruzione è trasformata in salvezza; si erge come segno della miseria della storia e come promessa per essa.

Appaiono poi qui delle persone umane: il vescovo vestito di bianco («abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre»), altri vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose e finalmente uomini e donne di tutte le classi e gli strati sociali. Il Papa sembra precedere gli altri, tremando e soffrendo per tutti gli orrori, che lo circondano. Non solo le case della città giacciono mezze in rovina — il suo cammino passa in mezzo ai cadaveri dei morti. La via della Chiesa viene così descritta come una Via Crucis, come un cammino in un tempo di violenza, di distruzioni e di persecuzioni. Si può trovare raffigurata in questa immagine la storia di un intero secolo. Come i luoghi della terra sono sinteticamente raffigurati nelle due immagini della montagna e della città e sono orientati alla croce, così anche i tempi sono presentati in modo contratto: nella visione noi possiamo riconoscere il secolo trascorso come secolo dei martiri, come secolo delle sofferenze e delle persecuzioni della Chiesa, come il secolo delle guerre mondiali e di molte guerre locali, che ne hanno riempito tutta la seconda metà ed hanno fatto sperimentare nuove forme di crudeltà. Nello «specchio» di questa visione vediamo passare i testimoni della fede di decenni. Al riguardo sembra opportuno menzionare una frase della lettera che Suor Lucia scrisse al Santo Padre il 12 maggio 1982: «la terza parte del “segreto” si riferisce alle parole di Nostra Signora: “Se no (la Russia) spargerà i suoi errori per il mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte”».

Nella Via Crucis di un secolo la figura del Papa ha un ruolo speciale. Nel suo faticoso salire sulla montagna possiamo senza dubbio trovare richiamati insieme diversi Papi, che cominciando da Pio X fino all'attuale Papa hanno condiviso le sofferenze di questo secolo e si sono sforzati di procedere in mezzo ad esse sulla via che porta alla croce. Nella visione anche il Papa viene ucciso sulla strada dei martiri. Non doveva il Santo Padre, quando dopo l'attentato del 13 maggio 1981 si fece portare il testo della terza parte del «segreto», riconoscervi il suo proprio destino? Egli era stato molto vicino alla frontiera della morte ed egli stesso ha spiegato la sua salvezza con le seguenti parole: «... fu una mano materna a guidare la traiettoria della pallottola e il Papa agonizzante si fermò sulla soglia della morte» (13 maggio 1994). Che qui una «mano materna» abbia deviato la pallottola mortale, mostra solo ancora una volta che non esiste un destino immutabile, che fede e preghiera sono potenze, che possono influire nella storia e che alla fine la preghiera è più forte dei proiettili, la fede più potente delle divisioni.

La conclusione del «segreto» ricorda immagini, che Lucia può avere visto in libri di pietà ed il cui contenuto deriva da antiche intuizioni di fede. È una visione consolante, che vuole rendere permeabile alla potenza risanatrice di Dio una storia di sangue e lacrime. Angeli raccolgono sotto i bracci della croce il sangue dei martiri e irrigano così le anime, che si avvicinano a Dio. Il sangue di Cristo ed il sangue dei martiri vengono qui considerati insieme: il sangue dei martiri scorre dalle braccia della croce. Il loro martirio si compie in solidarietà con la passione di Cristo, diventa una cosa sola con essa. Essi completano a favore del corpo di Cristo, ciò che ancora manca alle sue sofferenze (cfr Col 1, 24). La loro vita è divenuta essa stessa eucaristia, inserita nel mistero del chicco di grano che muore e diventa fecondo. Il sangue dei martiri è seme di cristiani, ha detto Tertulliano. Come dalla morte di Cristo, dal suo costato aperto, è nata la Chiesa, così la morte dei testimoni è feconda per la vita futura della Chiesa. La visione della terza parte del «segreto», così angustiante al suo inizio, si conclude quindi con una immagine di speranza: nessuna sofferenza è vana, e proprio una Chiesa sofferente, una Chiesa dei martiri, diviene segno indicatore per la ricerca di Dio da parte dell'uomo. Nelle amorose mani di Dio non sono accolti soltanto i sofferenti come Lazzaro, che trovò la grande consolazione e misteriosamente rappresenta Cristo, che volle divenire per noi il povero Lazzaro; vi è qualcosa di più: dalla sofferenza dei testimoni deriva una forza di purificazione e di rinnovamento, perché essa è attualizzazione della stessa sofferenza di Cristo e trasmette nel presente la sua efficacia salvifica.

Siamo così giunti ad un'ultima domanda: Che cosa significa nel suo insieme (nelle sue tre parti) il «segreto» di Fatima? Che cosa dice a noi? Innanzitutto dobbiamo affermare con il Cardinale Sodano: «... le vicende a cui fa riferimento la terza parte del «segreto» di Fatima sembrano ormai appartenere al passato». Nella misura in cui singoli eventi vengono rappresentati, essi ormai appartengono al passato. Chi aveva atteso eccitanti rivelazioni apocalittiche sulla fine del mondo o sul futuro corso della storia, deve rimanere deluso. Fatima non ci offre tali appagamenti della nostra curiosità, come del resto in generale la fede cristiana non vuole e non può essere pastura per la nostra curiosità. Ciò che rimane l'abbiamo visto subito all'inizio delle nostre riflessioni sul testo del «segreto»: l'esortazione alla preghiera come via per la «salvezza delle anime» e nello stesso senso il richiamo alla penitenza e alla conversione.

Vorrei alla fine riprendere ancora un'altra parola chiave del «segreto» divenuta giustamente famosa: «il Mio Cuore Immacolato trionferà». Che cosa significa? Il Cuore aperto a Dio, purificato dalla contemplazione di Dio è più forte dei fucili e delle armi di ogni specie. Il fiat di Maria, la parola del suo cuore, ha cambiato la storia del mondo, perché essa ha introdotto in questo mondo il Salvatore — perché grazie a questo «Sì» Dio poteva diventare uomo nel nostro spazio e tale ora rimane per sempre. Il maligno ha potere in questo mondo, lo vediamo e lo sperimentiamo continuamente; egli ha potere, perché la nostra libertà si lascia continuamente distogliere da Dio. Ma da quando Dio stesso ha un cuore umano ed ha così rivolto la libertà dell'uomo verso il bene, verso Dio, la libertà per il male non ha più l'ultima parola. Da allora vale la parola: «Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo» (Gv 16, 33). Il messaggio di Fatima ci invita ad affidarci a questa promessa.


Joseph Card. Ratzinger
Prefetto della Congregazione
per la Dottrina della Fede
 
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Ranx
view post Posted on 24/4/2004, 08:59




ma è vera
 
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view post Posted on 30/4/2004, 22:18
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