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IL DIAVOLO E LA POSSESSIONE DEMONIACA

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view post Posted on 10/10/2003, 02:35 by: ParanormalGroup
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LUTERO ED IL DIAVOLO

Ai visitatori del castello di Wartburg, in Germania, viene mostrata una macchia d’inchiostro sul muro, che si dice sia la conseguenza di uno scontro tra Martin Lutero e il diavolo.

Sembra che una sera, gli sia apparso il demonio per tentarlo e che Lutero, furioso, gli abbia scagliato contro il calamaio. Può trattarsi di una leggenda, ma resta il fatto che egli descrisse certi eventi soprannaturali che gli erano capitati.

Nel 1521, proprio nel castello di Wartburg, dove si era nascosto in seguito al suo attacco al papato corrotto, Lutero scrisse cosa gli era accaduto con un sacchetto di nocciole. Si era da poco coricato, quando le nocciole cominciarono a saltare nel sacchetto; il letto prese a vibrare e le nocciole a volare. Poiché non gli facevano del male, Lutero si addormentò, ma fu nuovamente svegliato da un forte rumore, come di centinaia di barili che rotolassero giù per le scale. Eppure, la porta di ferro di fronte alle scale era chiusa con il catenaccio e nessuno poteva essere entrato.

Successivamente, quando Lutero si spostò in un’altra ala del castello, la sua stanza fu occupata da un donna e anche lei sentì un rumore come di mille diavoli scatenati. Lutero ebbe altre due esperienze nel suo monastero, a Wittenberg. Qui egli insegnava teologia, quando, nel 1517, diede inizio alla riforma protestante, affiggendo sulla porta della cattedrale di Ognissanti le sue 95 tesi per un dibattito pubblico sulla condotta della chiesa. "Il diavolo entrò nella mia cella, interrompendo i miei studi, e fece rumore dietro la stufa, come se stesse trascinando della legna sul pavimento".

Così disse Lutero in quell’occasione, tuttavia anche volte aveva sentito il diavolo sopra la sua cella, "ma sapendo che era il demonio, non gli davo retta e andavo a dormire". Lutero, che credeva di essere guidato da entità invisibili, ebbe premonizioni sulle proprie malattie e sulla propria morte, dovette combattere contro voci e visioni diaboliche, come quando il diavolo gli apparve sotto forma di una scrofa in cortile o cane sul letto, benché al castello di Wartburg non vi fossero animali.


UN PATTO CON IL DIAVOLO

Il giorno della propria morte, il dottor Johann Faust fece un annuncio ai suoi studenti all’università di Wittenberg, in Germania: rivelò che, anni prima, aveva venduto il corpo e l’anima al demonio e ora il contratto stava scadendo.

Quella notte gli studenti lasciarono solo il maestro nella sala, ma rimasero svegli in ascolto. Di lì a poco udirono una porta spalancarsi e Faust esclamare "Assassino! Assassino!", poi il silenzio. All’alba gli studenti trovarono sangue e frammenti di cervello sparsi sul pavimento e sui muri della sala, e nel cortile i resti straziati del corpo del dottor Faust.

Il personaggio della leggenda fu costruito liberamente sul reale dottor Faust Georg – poi Johann- alchimista e negromante, che insegnò effettivamente a Wittenberg, ma sulla cui morte non si hanno dettagli. Secondo la leggenda, egli passò dalla teologia allo studio di magia nera, evocando Mefistofele, servo di satana, il quale gli promise di servirlo per 24 anni, dandogli potere e sapienza, in cambio dell’anima.

Il contratto fu messo per iscritto e Faust lo firmò con il proprio sangue. Mefistofele lo iniziò alle scienze occulte che lo resero famoso. Dopo 23 anni, Faust cominciò a pentirsi, ma l’accordo non prevedeva ripensamenti. Da quel momento condusse una vita sfrenata, con Mefistofele che gli procurava le donne più belle per soddisfare la sua voluttà. All’approssimarsi della scadenza del ventiquattresimo anno, Mefistofele disse a Faust di prepararsi, perché il diavolo in persona sarebbe venuto a prenderlo.


POSSESSIONI DIABOLICHE

L’idea che il demonio possa entrare nel corpo di una persona e dirigerne i pensieri sia le azioni, non è nuova. Nei secoli XVI e XVII, la chiesa riteneva che l’umanità fosse costantemente presa di mira da satana e dai suoi accoliti, e ogniqualvolta qualcuno aveva un comportamento che essa disapprovava o non comprendeva, diagnosticava una possessione demoniaca.

In teoria, le streghe erano delle eretiche e, dovendo sradicare l’eresia, era necessario ucciderle. In nome di ciò, migliaia di innocenti furono torturati e giustiziati. Farncis Hutchinson, un prete inglese del XVII secolo, scettico nei riguardi della stregoneria, fu tra i primi a capire che "la medicina per la follia" era un rimedio più appropriato del rogo.

Grazie a uomini come lui, l’idea della possessione diabolica a poco a poco svanì. Nel XIX secolo, medici come il francese Louis-Florentin Calmeil riconobbero la base isterica della stregoneria e di altri comportamenti anomale, mentre lo psicologo Pierre Janet dimostrò trattarsi, in molti casi, di disturbi della personalità.

Tuttavia, in molte nazioni cosiddette "civili", si è continuato a credere fermamente nella possessione diabolica e la credenza è stata anche alimentata dal cinema.


DEMONI IN CONVENTO

Nel 1632 cominciò a circolare la voce, nella Francia sud occidentale, che sette monache di un convento di Orsoline di Lourdun erano possedute dal diavolo; la stessa badessa ne ospitava almeno sette.

Dapprima diverse monache, riferirono di avere visto lo spettro del confessore del convento, deceduto di recente. Poi un’altra apparizione fu identificata con quello di Urbain Grandier, un imponente religioso del posto, cui piacevano molto le donne, e era invidiato dai suoi confratelli. L’apparizione di Grandier provocò una crisi isterica collettiva e il caos nel convento. Per i sacerdoti addetti alla cura spirituale delle monache fu facile suggerire che Grandier, agognando all’incarico di loro confessore avesse chiesto aiuto al demonio.

In realtà era stata la badessa, incuriosita dalla reputazione di Grandier, a offrigli l’incarico. Prudentemente, Grandier rifiutò e non fece caso alle accuse che lo indicavano come responsabile dei turbamenti delle monache, sperando che la cosa andasse in fumo. E sarebbe stato così se non si fosse intromesso il cardinale Richelieu, il quale pensava che Grandier fosse l’autore di una satira anonima che denunciava il suo comportamento dispotico, per ciò colse l’occasione per vendicarsi.

Lo sfortunato prete, accusato di collusione con il diavolo, fu imprigionato, torturato e infine condannato in base alla sola testimonianza delle monache. Nell’agosto 1634, dopo terribili torture, fu trascinato al rogo sulla piazza di Lourdun. L’autobiografia della badessa rivela che era una squilibrata, un’attrice consumata e una calcolatrice. Quando ammise la falsità delle sue accuse, era troppo tardi.


ALEYSTER CROWLEY - "LA GRANDE BESTIA"

Aleister Crowley, il personaggio più malfamato del mondo moderno della magia, studiò occultismo, scrisse brutti versi e testi pornografici, assunse droghe e indulse in ogni sorta di depravazione sessuale.

Nato in Inghilterra nel 1875, da genitori profondamente religiosi, Crowley attribuiva la propria natura diabolica alla sua rivolta contro il cristianesimo e, come l’anticristo dell’apocalisse, si definiva "la bestia il cui numero è 666". Crowley credeva di essere stato, in una vita precedente, Eliphas Levi, un prete spretato, diventato giornalista di sinistra e poi mago, morto il giorno in cui Crowley era nato.

Fin da giovane mostrò una certa inclinazione per la magia, che considerava connessa in modo complesso con la volontà dell’uomo. Ma le cose non andarono sempre nel senso desiderato. Quando viveva in Scozia, Crowley cercò di prendere contatto con il proprio angelo custode, attirando invece, una quantità di diavoli. Secondo Crowley, il suo angelo custode, gli sarebbe apparso nel 1904, dettandogli un messaggio per l’umanità.

Egli lo espose in tre capitoli di "Il libro della legge", in cui la sua filosofia e la sua concezione della magia sono sintetizzate nella frase "Fare ciò che si vuole dovrà essere la legge". Nel 1912 Crowley cominciò a praticare la magia a base sessuale che lo portò nel 1920 a trasferirsi in Sicilia, in una cascina.

Qui trascorreva lunghe ore immerso in preghiere, pratiche magiche e a sfondo sessuale, abbandonandosi a orge e all’assunzione di droghe. Esaurite le sue sostanze, Crowley scrisse un libro "diario di un drogato". Dopo altre manifestazioni di vita dissoluta, nel maggio 1923 Mussolini lo cacciò dall’Italia. Crowley morì in Inghilterra il 1° dicembre 1947 e i giornali lo definirono "l’uomo più pregevole del mondo".


ELEANOR ED IL DIAVOLO

Una contadina rumena acquistò dei dolci con soldi che aveva trovato per strada, ma quando sua nonna lo seppe, le disse che aveva speso il denaro del diavolo e che, mangiando i dolci, aveva ingerito anche lui.

Quella notte la ragazza, terrorizzata, divenne il fulcro di fenomeni violenti, con pietre che volavano e vetri che si frantumavano. Un tentativo di esorcizzarla peggiorò le cose e, per porre fine agli incidenti, la si mandò in convento. Ma anche qui pare si verificassero fenomeni di telecinesi, per cui Eleanore finì in manicomio.

Ma intanto il suo caso aveva suscitato scalpore, e nel settembre 1925, la contessa Zoe Wassilko Serecki, sostenitrice di studi parapsichici, portò Eleanore a Vienna. Qui, durante l’anno seguente, si verificarono 900 incidenti. La povera fanciulla credeva di essere posseduta dal diavolo. Nell’aprile 1926, Harry Price invitò la contessa a portare Eleanore al suo laboratorio per la ricerca parapsichica di Londra ed, esaminatala, la giudicò un soggetto straordinario.

Anche qui gli oggetti venivano misteriosamente spostati da un posto a un altro con un rumore come se fossero gettati. Da allora, se il diavolo, veniva irritato o insultato, sulle braccia, sul petto, sulle mani e sul viso della ragazzina apparivano graffi, tumefazioni o segni di morsi. Price osservò che questi effetti avevano una spiegazione psicologica e potevano essere messi sotto controllo.

I fenomeni di possessione sono spesso collegati a ragazzi in età pro puberale e anche nel caso di Eleanore cessarono quando ella raggiunse la pubertà. Da allora la giovane ebbe una vita normale in Romania, dove fece la parrucchiera.Se non ci fossero state le parole di sua nonna a provocare le visite del diavolo, forse Eleanore non avrebbe mai lasciato il suo umile villaggio.
 
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