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IL DIAVOLO E LA POSSESSIONE DEMONIACA

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Kin
view post Posted on 4/3/2005, 12:25 by: Kin




Per gli appassionati della materia, credo possa essere interessante la lettura di un volumetto che riporta degli sconcertanti avvenimenti che realmente accaddero a Napoli nel 1600 e che sono annotati in un antico manoscritto custodito nella biblioteca dei PP. Girolamini e dato alle stampe qualche anno fa da Antonino Fienga. Riporto uno stralcio dell’introduzione del Saggio, che dà un’dea del contenuto della pubblicazione:

“…. tra tanti preziosi rari codici, ancora si conserva una curiosa Cronaca, finora inedita, che riporta uno scorcio di storia conventuale, risalente alla fine del 1600.
Si tratta di un volumetto in quarto, scritto da unica mano, in buono stato di conservazione. Consta di cinquantaquattro fogli che qualcuno dei recenti consultatori ha numerato a matita. Manca del frontespizio, è rilegato in tutta pergamena ed ha per titolo: «Caso successo nella Casa de' P.P. Gerolimini in Napoli a IV del mese di maggio 1696».
Di autore ignoto e di nessun interesse letterario, non meriterebbe alcuna attenzione se non fosse per gli inquietanti fatti che vi sono narrati, con dovizia di particolari, e per i protagonisti, all'epoca molto noti o per il lustro del casato o perché si distinsero per buoni meriti che, in qualche caso, li resero perfino degni della posterità.
Sono le vicissitudini di un giovane novizio, la cui vocazione venne messa a dura prova nientemeno che da Satana in persona, il quale, ricorrendo a paradossali espedienti, fece di tutto perché egli gettasse la tonaca alle ortiche e abbandonasse la rigida vita conventuale per ritornare a godere i privilegi di un'esistenza agiata e brillante, così come all'epoca poteva auspicare chi, come lui, apparteneva ad una famiglia di nobili origini ed antiche tradizioni.
L'intera comunità Oratoriana, e non solo quella, si trovò coinvolta in impressionanti ed incredibili manifestazioni diaboliche. A nulla valsero continui esorcismi e preghiere. I fenomeni si arrestavano solo temporaneamente, per poi riprendere più intensi di prima. Fu un susseguirsi di misteriosi apporti, terrificanti apparizioni, comparsa di enigmatiche scritte sui muri, crolli e sorprendenti ricostruzioni di soffitti, e interminabili colloqui tra i Padri ed un'invisibile entità che, esplicitamente, affermava di essere «il diavolo dell'inferno».
La letteratura agiografica, per la verità, non è nuova a vicende del genere, anche se molto meno esasperate; così come è consueto rinvenirne notizia in quella miriade di testi che trattano di «manifestazioni spontanee» e che, specie in questi ultimi tempi, non mancano di affollare le librerie destando, come sempre, notevole interesse tra i cultori della materia e sarcastica perplessità tra gli scettici. Ma a rendere singolare la nostra Cronaca è la notevole varietà di fenomeni che si produssero in un arco di tempo relativamente breve, con un'unica finalità; e ciò non sembra trovare altri riscontri nella storia della parapsicologia. Va comunque sottolineato che nella Napoli del '600, per altro verso, il diavolo spesso costituì serio motivo di attenzione, giacché ricorrenti furono i riti satanici tra i più disparati ceti sociali, unitamente ad incredibili pratiche di magia.
Il fenomeno divenne talmente dilagante da destare comprensibili apprensioni tra le autorità ecclesiastiche, tanto che se ne trattò diffusamente, prima nel sinodo di Aversa del 1616 e, successivamente, in quello più importante, indetto a Napoli dal cardinale Giacomo Cantelmo nel 1694.
Il porporato fu prodigo di scomuniche ai negromanti che, evocatori degli inferi, offrivano a questi sacrifici ed incenso e realizzavano oggetti ed immagini tendenti a far sì che i demoni soddisfacessero i desideri di chi aspirasse ad ottenere facilmente ricchezza, successo, amori e fortuna.
Non desterà quindi meraviglia apprendere che, tra il 1601 ed il 1690, furono ben 464 i processi celebrati dai tribunali ecclesiastici e civili, per imputazioni inerenti la magia e la stregoneria.
Vero è che le accuse e l'acquisizione delle prove non erano certo confortate da rigorosi riscontri poiché, troppo spesso, le confessioni di colpevolezza venivano facilmente estorte ricorrendo a metodi violenti, usuali a quei tempi. Ma ciò può dare l'idea di quanto fossero diffusi, in' quell'epoca, fanatismo, credulità e superstizione.
……………..
Le vicende, ancora a distanza di tre secoli, destano interesse e, anche se la lettura si presenta a volte poco agevole per l'arcaicità dello stile e per le frequenti sgrammaticature, non per questo è meno avvincente anzi, per non far perdere al lettore il piacere di accedere all'originaria stesura, non si è ritenuto di apportarvi alcuna correzione, neanche ortografica. Si è solo creduto opportuno eliminare le abbreviazioni che, pur se rare nel testo, avrebbero potuto causare qualche incertezza interpretativa”.

[Antonino Fienga, Satana in Convento. Franco di Mauro Editore]

Edited by Kin - 4/3/2005, 13:08
 
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